venerdì 4 giugno 2010

La Sig.na Immaginazione e la Sig.ra Ragione



All’Immaginazione non veniva mai dato il giusto peso. La Signora Ragione, sempre sicura e riverita, attraversava i secoli ponendosi come l’unico ideale possibile. E ogni qual volta l’Immaginazione si insinuava nella testa di qualcuno, era solo in quella dei bambini che si trovava a suo agio. Gli adulti, beh, la rifuggivano, perché avevano paura di non essere presi sul serio dagli altri, se beccati a fantasticare.
La Ragione invece, specchio obiettivo della realtà, era ricercata da tutti e non appena qualcuno se ne mostrava privo, incontrava i biasimi e le ire degli altri.
Immaginazione e Ragione, tra loro, non andavano così d’accordo, diciamolo pure. La prima, ingenua, istintiva, non si curava tanto del mondo, pronta a fornirne uno migliore a chiunque l’accogliesse in sé.
La seconda, orgogliosa e sicura di sé, non accettava di dividere i suoi meriti con la nemica, nonostante in cuor suo, sapesse quanto grande fosse l’apporto dell’Immaginazione alla sua esistenza.
Un giorno, la Signorina Immaginazione, stanca di essere scacciata e rifiutata da tutte le menti, fuorchè quelle dei bimbi, decise di rimanere solo con loro. I bambini di tutti i Paesi cominciarono a inventare storielle, fiabe, racconti. E più la loro Immaginazione diveniva grande, più cominciavano a risolvere problemi difficili.
D’altro canto, la Signora Ragione, senza la spinta dell’Immaginazione, non riusciva più a porsi come soluzione nelle menti delle persone. Gli uomini e le donne vagavano per le strade cercando di ragionare, ma non riuscivano a capire più nulla, persi nelle loro analisi razionali senza capo né coda.
La Ragione allora, capendo la gravità della situazione, corse a chiamare i bambini, che con la loro Immaginazione inventarono una fiaba per spiegare ai grandi l’importanza di questa dote.
Fu così che nacque questa storia.
Da quel momento Ragione e Immaginazione non si divisero mai più, avendo capito che solo unite sono vincenti.
Infatti è solo grazie all’Immaginazione che nascono le grandi idee.
Ed è solo con la Ragione che possono essere portate avanti.

mercoledì 2 giugno 2010

Il mare catarsi


Scese dalla navetta che l’aveva portata al mare. Attraversò la ghiaia con passi decisi. Con sé, solo una borsa di paglia colma di pagine.
Le famiglie che tornavano dal mare salivano sulla navetta. Lei faceva il contrario. Il mare lo raggiungeva in quel momento, sul calar del sole. Si addentrò nella pineta e, viaggiando tra i pensieri, percorse una stradina stretta. Si sentiva vuota, come una scatola che avanzava tra gli alberi per inerzia.
Giunse alla passerella che portava alla spiaggia. Si tolse i sandali e scese attraverso una duna. La spiaggia era segnata dai passi di chi era appena passato, segnata da vite sconosciute che avevano condiviso un pezzo di mondo.
Camminava lentamente, verso la riva. Si fermò solo quando l’acqua le bagnò i piedi.
Poi un gesto veloce, ma meticoloso.
La borsa a terra. Vuota. I fogli in mare, uno ad uno.
A quel punto si accovacciò, le ginocchia davanti al viso, le mani intorno alle ginocchia, il mento poggiato.
Guardò i fogli scorrere via, qualcuno indugiando, qualche altro veloce.
E pianse. Pianse dapprima piano, sibilando. Poi sempre più forte, stringendo i denti. A singhiozzi. Urlava quasi, le lacrime ormai le avevano bagnato completamente il viso.
Se le portò via il mare quelle lacrime, una ad una. Le prese in sé togliendole dai suoi occhi, come aveva preso quelle righe scritte su fogli ormai ingialliti dal tempo.
Solo il mare sapeva di lei. Solo il mare sapeva il suo segreto.
Il mare confidente. Il mare catarsi.