domenica 25 settembre 2011

Conversando sul prato


Il sole stava scendendo. Era quell’ora incerta d’estate in cui il tramonto accade per caso, e il sole corre a nascondersi perché spera di poter uscire il prima possibile.
Sull’erba leggevano in silenzio.
D’un tratto lei chiuse il libro e si girò su un fianco. Si tolse il fermaglio e il sole le arrivò tra i capelli. Si sfiorò le labbra, poi gli prese la mano e lui capì che stava per dire qualcosa.
Lui rimase in attesa.
Un respiro. Schiuse leggermente le labbra, quel tanto che bastava per illuderlo che stesse per iniziare. Ci ripensò.
Lui sempre in attesa.
Lei si tirò su, a gambe incrociate. E lo fissava, con quel sorriso furbo e timido che le illuminava il viso quando rifletteva. La sua mano tra le sue. La teneva vicino alle labbra.
Di lì a poco avrebbe tirato fuori qualche suo strano pensiero, come un fiume in piena. Lui lo sapeva e, dio quanto gli piaceva.
Infatti iniziò, tutto d’un fiato. Lo disse come se stesse mimando una storia, una storia veloce e scandita.

-Sai che pensavo?
Pensavo che siamo in bilico sul domani.
Con la certezza di un piede ben saldo a terra.
Col tallone pesante, la pianta aderente, la terra sotto.
E l’altro piede sospeso.
Che se guardi giù, vai giù. Se guardi giù cadi, è automatico.
Se guardi dritto vedi aria e cielo. Se guardi a terra vedi il tuo piede ben fermo.
Siamo così, in bilico. Dietro quello che abbiamo attraversato, comprese le spine e i sassi duri. A terra il piede ben saldo e di fronte la strada che non c’è.
E non c’è modo per uscirne. Si può solo stare. E stare al meglio su quel piede saldato.
Però si può trovare a chi dare la mano nel frattempo.
Così siamo sempre in bilico sul domani, ma in due.
Con la certezza di due piedi ben saldi a terra.
Coi talloni pesanti, le piante aderenti.
E gli altri piedi sospesi.
Ma nella mia mano, la tua mano. E siamo in bilico, ma in equilibrio.
È così che si può fare. Restare in bilico sul domani, ma trovare l’equilibrio con la mano nella mano.
Io penso che mi piace darti la mano sai? Penso che non mi interessa poi molto se davanti ho un precipizio, una strada lunga o una fune a cui appendermi. Perché posso starci in bilico sul domani, se tu oggi mi dai la mano.
Si, stavo pensando che possiamo proprio starci in bilico se ci diamo la mano.
E mi piace anche. Mi piace darti la mano. Tu che ne pensi?


Gli lasciò la mano e si rimise il fermaglio tra i capelli.
Lui la guardava.
Sorrideva e pensava che la mano gliel’avrebbe voluta dare tutta la vita, per strada, a casa, sull’erba, nel letto, al ristorante, in auto, sul tram, in aereo, in cucina, al mare, in montagna, pure in moto, pure al supermercato. Pure a lavoro gliel’avrebbe voluta dare la sua mano.
E pensava pure che lei era matta. Matta al punto da farlo impazzire con lei.