domenica 17 ottobre 2010

Pensieri dietro la linea gialla

Moltitudine di gente, alle sette e ventitrè di un giovedì di novembre, aspettando un regionale per Roma dietro la linea gialla.
Marco, 22 anni, studente appoggiato al muro con un libro in mano: “…Speriamo che non mi chieda quello. Cavolo, di tante cose possibile che mi debba chiedere quello. No, ma tanto non lo passo. Poi con l’assistente, figurati. Devo chiamare Sara, o la chiamo dopo? Le mando un sms và, che quella starà più agitata di me…”
Umberto, 45 anni, seduto. Valigetta sulle gambe, ‘Il giornale’ sulla valigetta, l’auricolare nell’orecchio: “Si, Massimo, Umberto, buongiorno. Farò tardi stamattina, fai una cosa, lasciami i documenti sulla scrivania. Si, si, pure quelli della riunione di oggi, ci do un’occhiata appena arrivo. Ah, ma la cena poi com’è andata? Si, i soliti discorsi immagino. Vabè, ci vediamo dopo, pranziamo insieme? Ok, ok ciao…”
Silvia, 26 anni. Cappello in testa, occhiali scuri. Trolley. “Lo spazzolino, cavolo, la cosa essenziale ho dimenticato. Mamma che sonno. Se perdo l’aereo per questi ritardi di merda li denuncio. Primo giorno di lavoro, arrivare in ritardo è da pazzi. Era meglio se partivo ieri, dovevo dare retta a mia madre. Carino quello… Speriamo che ci sia posto a sedere. Almeno ripasso qualcosa… Ma la carta d’imbarco dove l’ho messa?! Ah eccola, devo ricordarmi che sta qui, nella zip interna. Interna Silvia, ricordati.”
Roby e Ale, 20 anni, zaino sulle spalle. Una di fronte all’altra. “Guarda, il corso di letteratura francese è tranquillissimo. Lei anche mi sembra una in gamba, quindi penso di darlo già a gennaio. Tu inglese lo dai ora, sessione invernale, o direttamente a giugno?”
“Io è già tanto che riesca a dare semiotica e filosofia del linguaggio. Non riesco proprio a concentrarmi quest’anno. Poi Lele mi sta facendo passare le pene dell’inferno. C’ha un sacco di problemi a casa e si sfoga su di me, e io sempre zitta ad assecondarlo per cercare di stargli accanto. Però ogni tanto mi verrebbe voglia di mandarlo a quel paese, lui e tutti i suoi problemi. Perché i problemi ce li ha solo lui…”
Rosy, 47 anni, vestito, calze doppie e tacchi a spillo, cammina con passo deciso. “Ma se chiedo il divorzio? Non posso andare avanti così. Una si spacca la schiena, fa i sacrifici, per cosa poi?! Oggi ho il calcetto, dai, ti porto un’altra sera a vedere quello spettacolo a teatro, promesso. Calcetto un corno, lo spettacolo finiva stasera Gianni, lo sai da una settimana. Io vengo sempre dopo tutto. Dopo il calcetto, dopo il tuo lavoro, dopo tua madre. Eh, ma adesso basta. Io ho il diritto di essere felice. Ma sto cazzo di treno quando arriva?”
Yamina, 16 anni, gonna lunga, capelli raccolti in due trecce sottili, sandali consunti. Avanza tra la gente, mani giunte a coppa: “…Un aiuto senora, per mangiare. Un aiuto senorina, per favore. Grazie grazie, buona giornata, grazie.. Un aiuto senore, per favore…”
Stefano, 30 anni. Luigi 32. “Ste cazzo di zingare, non se ne può più. Che poi dico io, non sono capaci a cacciarle dalle stazioni? Uno aspetta il treno e deve essere pure importunato.”
“Ma tanto ormai, qua ognuno fa come gli pare. Come quelli ai semafori. Più gli dici No e più insistono. Io li ammazzerei tutti guarda, loro e quei rumeni pure. Non c’è lavoro per noi, lo vogliono loro?! E mi venissero a dire che sono razzista…”
Jack, 22 anni, zaino in spalla. Cuffie. Sacco a pelo e Bob vicino, meticcio di 3 anni. “…I’m on it, get on it. The troops are on fire… …love this song. 30 euros, only 30 euros. I have to look for a job in Rome. Now. I can’t came back home. It’s too late...”
Ale, 23 anni, di corsa. “E pure stamattina mi tocca correre. Dai dai, che ce la faccio. Perché ho spento la sveglia, perché. Eccolo il treno. Cazzo. Scusate, oh scusi. Scusa, si grazie. Quale porta.. questa. Ok. Sento il cuore che scoppia. Sto per svenire, stamattina sicuro svengo. Ecco, uno due tre. No. E anche oggi è andata. Wow.”
Marta 33 anni. “ No, mannaggia. È appena partito!!! Ok, aspettiamo l’altro. Che palle. Vabè, nel frattempo faccio colazione. Cornetto integrale, rigorosamente. E caffè amaro. Stavolta devo farcela. Già tre chili in meno. Che bello. Ma che vita di merda.”
Ugo, 35 anni, barista. “ Ecco la solita. Cornetto integrale e caffè senza zucchero. Ma che faccia triste poveretta.”