domenica 30 gennaio 2011

Berlusconi siamo noi. Dannatamente.




Ho un problema. Sto diventando anti-anti-berlusconiana. Nel senso che vado contro coloro che vanno contro Berlusconi a prescindere. Volenti o nolenti, siamo noi ad averlo legittimato nel suo ruolo, nella sua condotta vergognosa. Ad avergli messo in mano lo scettro di cartone. Dovrebbe rappresentare la volontà popolare e, purtroppo, sventuratamente, rappresenta una percentuale della volontà popolare italiana. Non voglio dire che l’Italia è solo questo. Per carità. Però è anche questo. È l’idea dei soldi ad ogni costo, del successo, del frego-io-che-freghi-pure-tu, dell’individualismo, del corpo femminile oggetto di sesso, dell’apparenza e non della sostanza. Ed ecco perché abbiamo un vecchio con la sindrome di Peter Pan molto accentuata, che si sveglia ogni mattina con l’idea di fare i suoi porci comodi da una posizione governativa. Perché, sia ben chiaro, li facesse a casa sua, con le bambine straniere che si vendono per una Louis Vuitton, sarebbe meno grave. Soggetto alla legge, sarebbe condannato in caso di reato. Ma lui non è a casa sua. È a Villa Grazioli. E non è Silvio Berlusconi, ultimo sconosciuto. È il Capo del Governo, che oltre a pensare a come coprirsi le spalle dai giudici “comunisti” con leggi ad personam, passa le nottate a sfogare la sua libido con prostitute, anche minorenni, mettendo a rischio il suo ruolo istituzionale. E di istituzionale, a ben vedere, gli è rimasto ben poco.
Quindi sono un po’ confusa. Va bene criticare, sparare a zero, compatire il Signor B. Ma va bene anche prendercela con noi stessi. Perché sono quasi sicura che se fosse successo uno scandalo del genere in Francia o in Inghilterra, senza parlare degli States (ricordando il caso Lewinsky) il Re nudo sarebbe stato gentilmente accompagnato alla porta e “condannato per atti osceni in luogo pubblico”. Perché è questo il punto. Il luogo pubblico. Per questo sono anti-anti-berlusconiana. Lui non è il problema. È un sintomo del problema italiano. E poi basta per favore con questa lamentela paternalista e protettiva nei confronti delle ragazze di Villa Grazioli. Pronte a vendersi per quattro gioielli. E noi, povere donne del 2011, nostalgiche del femminismo anni settanta, ancora crediamo che sia possibile un’emancipazione totale, una riappropriazione del ruolo sociale della donna come essere umano. E non come surrogato di un mondo maschile. Sono loro a legittimare l’abuso di loro stesse. Basta coprirsi dietro al “sistema” che fa apparire oro quello che oro non è. Le ragazze di Villa Grazioli lo sanno distinguere l’oro. Sanno il fatto loro. Vanno lì consapevoli di ciò che ottengono, vendono loro stesse e lo fanno consapevolmente. Scelta loro, va bene così. Ma perché allora dannarsi per ottenere un rispetto, una parità, un’emancipazione che le donne stesse non vogliono e buttano nel secchio?!
Si, sono decisamente confusa. Bisogna cominciare a pensare che sia vero ciò che dicono all’estero. Che siamo noi a volere tutto questo. Sono le Ruby, i parlamentari, gli amici del Signor B. Ma soprattutto sono gli italiani che non si incazzano e chiudono gli occhi per non vedere e per non sentire.
E proprio come nella favola del Re Nudo solo il bimbo parla svergognando pubblicamente il Re, mentre i sudditi restano in silenzio, qui da noi mezzo Paese si indigna, l’altra metà invece ci sta bene in questa triste, perversa e pubblica fiera delle vanità.