domenica 31 ottobre 2010

Facebook: un mondo alternativo.



Non è una novità del nostro secolo, né del nostro decennio, l’ambizione dell’uomo ad andare oltre la realtà quotidiana, sovrapponendone una immaginaria o fondata su categorie alternative. Il fenomeno religioso è l’esempio per eccellenza di come sia necessità di ogni uomo quella di inquadrarsi in un sistema ulteriore, in un progetto, in un disegno, in una realtà immaginata diversa rispetto a quella che si vive effettivamente. Calando il discorso nella nostra società, questa tendenza si evidenzia, ad esempio, nell’adesione a mode o costumi diffusi ormai su scala globale. L’ambizione di inserirsi in sistemi basati su categorie alternative e condivise, si concretizza nell’adesione del singolo ai vari reticoli che oggi compongono l’immaginario della società.
E quando sento parlare di fenomeni di impatto globale, in questo caso facebook, non posso che spiegarne il successo in questo modo. Non è sufficiente, a mio avviso, soffermarsi sull’utilità primaria della rete Fb, cioè quella di “Connettersi e rimanere in contatto con le persone della propria vita”, come detta lo slogan della homepage. Certo, questo della comunicazione rapida, gratuita, che vince spazio e tempo, è un grande pregio della rete Fb. Ma non è una sua prerogativa. Da anni il web è tempestato di chatrooms, forum e programmi da scaricare facilmente per “rimanere in contatto” con altri utenti. Primo fra tutti Messenger, chat arricchita da una selezione preventiva dei contatti e varie opzioni per rendere più stimolante la conversazione.
Facebook quindi, se si limitasse a questo, sarebbe un fenomeno comune, nulla di nuovo. In realtà, secondo me, la forza di questo Social Network sta tutta nell’aver saputo risvegliare la tendenza comune delle persone a inserirsi in un contesto diverso dalla realtà solita, quotidiana. Nello specifico, Facebook è proprio la concretizzazione del sogno di un mondo parallelo, legato certo al quotidiano, ma svincolato il tanto che basta per farci rapportare con gli altri in maniera “pensata”. Cioè a dire, nella mia vita reale non posso scegliere come mostrarmi, o magari posso agire limitatamente per costruire l’immagine che gli altri si fanno di me, mentre su Facebook ho questa potenzialità. Ho la mia finestra sul mondo che mi permette di aggiungere, togliere, migliorare, radicalizzare aspetti di me proponendo quindi agli altri un “ME SCELTO”, non più spontaneo.
Si potrebbe ribattere che, in ogni caso, sia nella rete, che nella vita quotidiana, si è sempre artefici della propria impressione sugli altri. La differenza, secondo me, sta nel circolo vizioso che si viene a creare laddove posso scegliere, ponderatamente, COSA mostrare di me agli altri, COME mostrarlo, consapevole di come può essere percepito. Mentre nella vita di tutti i giorni è molto più difficile, se non impossibile. L’uno è un meccanismo statico quasi, di scrittura, lettura e ricezione. L’altro è un meccanismo dinamico, che coinvolge un’infinità di altri fattori e non può in questo modo essere controllato a priori.
Insomma, il successo di Fb, per quello che mi riguarda, sta tutto nell’aver saputo offrire un mondo alternativo rispetto a quello reale, con AMICI, GUSTI, IMMAGINI che si possono scegliere a tavolino. E proprio in questa misura mi sento di rigettarlo, non nella veste di mezzo di comunicazione, ma come vetrina alternativa alla vita reale.

Nessun commento:

Posta un commento