domenica 19 giugno 2011

L'impotenza è nolontà, con un altro nome e dietro l'oblò.




"Non cambiare mai e cambia tutti i giorni" dice il buon vecchio Luciano.




Fosse così semplice. Fino a che punto i cambiamenti sono frutto della nostra volontà? E fino a che punto sorgono spontaneamente?




Scusate ma io alla naturalezza ci credo fino a un certo punto. Ogni nostra azione, ogni nostro comportamento è, secondo me, in qualche modo filtrato dalla nostra volontà, conscia o inconscia. Crearsi degli alibi per dire "non posso cambiare", molto spesso è lo stesso che dire "non ho voglia di cambiare" ma è più comodo.

Perchè ci si sta bene nello stallo. Ci si sta così bene che, voglio dire, perchè fare tutta questa fatica per cambiare le cose quando sono sempre state così? E questo vale in politica come nelle relazioni umane.

Un qualunquista disilluso (brutta razza da evitare assolutamente) che dice: "tanto non si può cambiare nulla", non fa altro che rivelare una sottile volontà di non cambiare nulla. O per lo meno, la volontà di non impegnarsi più di tanto. E nelle relazioni umane è lo stesso, chi dice "è il mio carattere", si mette al sicuro. Come se il carattere fosse un oblò attraverso cui guardare il mondo, un dato di fatto e non frutto di un processo. Come se si nascesse già predestinati. Scusate, ma io non ci credo. La verità è che se si vuole il cambiamento, per lo meno ci si prova.


E se non ci si prova, è perchè non c'è voglia di farlo. Ci si protegge dietro un velo d'impotenza e via così, a guardare il mondo attraverso l'oblò. Che poi, voglio dire, ci si sta pure bene dietro quell'oblò. Si resta seduti con le proprie certezze, mentre le incertezze le lasciamo agli altri.


La verità è che non esiste "non posso", esiste solo "non voglio", detto con parole diverse. E allora che la rivoluzione la facciano gli altri, e provino gli altri a cambiare le cose.


C'è, e c'è sempre stato, chi sceglie una mediocre sicurezza.


E scusate, ma io no. Io rompo l'oblò e esco fuori.




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