lunedì 29 novembre 2010

Cristallo e parquet



Immaginate un salone d’altri tempi. Odore del legno del parquet e del mobilio. Grandi finestre e drappi di velluto rosso. Tutto intorno tavolini rotondi. Su ognuno una rosa rossa in un vaso di cristallo. Accanto alla rosa, bicchieri e whisky. Un soffitto alto, al centro del quale s’impone un luminoso lampadario di cristallo.
Un pianista accarezza il pianoforte donando note delicate. Il buio intorno, la luce solo al centro della pista, sui due corpi degli unici protagonisti di quest’immagine. Lei ha un vestito rosso, morbido. I capelli raccolti in uno chignon. Un filo di perle le circonda il collo e le labbra sono rosse e vive. Lui ha un abito scuro, forse nero. Un cravattino sottile e un fazzoletto nel taschino. Gemelli d’oro escono dalla giacca.
Immaginate la scena senza movimento né suono. Immaginate una fotografia, nell’immobilità e nel silenzio.
Con quei due dentro al buio abbracciati e fermi. D’improvviso una nota, un passo. E un’altra nota e un altro passo. E ad ogni nota un nuovo passo. E l’inizio del movimento e della musica. L’inizio lento del ballo che si culla sulle note del pianoforte.
Immaginate il loro movimento e una musica dolce che riempie la stanza. Ogni passo è un’incertezza, una lenta scelta. E la ricerca dell’armonia nella musica. Per non urtarsi, muovendosi rispettandosi, né poco né troppo lontani. Andando insieme nella musica, con la musica. Immaginateli così, nell’unica luce nel buio, nella musica e nel loro lento ballo, cercando l’uno il tempo dell’altra.
E ora immaginate un rumore. Uno schianto. Il lampadario giù, loro a pochi passi. La musica si ferma, le mani via dai tasti, la luce via dalla stanza, i piedi via dalla musica, il cristallo sul parquet.
Immaginate un salone d’altri tempi. E quei due dentro al buio abbracciati. Senza più musica né luce per danzare.

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