lunedì 8 novembre 2010

Dall'altra parte del mondo



Leggendo Thomas Pogge, “Povertà mondiale e diritti umani” (Editori Laterza, 28 euro) sono rimasta sconvolta e sconfortata. Di quello sconforto che solo i numeri sanno dare.


E per condividere la mia profonda tristezza vi riporto i passi salienti di ciò che ho letto:

“Nel 2005 il 21% di tutti gli esseri umani viveva al di sotto della linea della povertà estrema.(…) Si stima che il 15% della popolazione mondiale soffra di denutrizione cronica, che il 13% non abbia accesso all’acqua potabile, che il 37% non abbia accesso ai servizi sanitari di base. Circa il 14% non ha una dimora; circa il 30% non ha accesso ai farmaci essenziali e il 24% non ha energia elettrica; circa il 16% degli adulti è analfabeta e il 14% dei bambini di età compresa tra i 5 e i 17 anni è composto da bambini-lavoratori.”
“ (…) Le morti ordinarie per fame e malattie prevedibili sono state 300 milioni, soprattutto bambini, nei 18 anni dalla fine della guerra fredda. I nomi di queste persone, se elencati nello stile Vietnam Veterans Memorial, coprirebbero un muro da Detroit a New York, o da Vienna a Roma: lungo 480 miglia.”

Pogge, nel suo interessantissimo saggio, affronta il problema della povertà mondiale da un punto di vista morale, domandandosi perché i cittadini degli Stati ricchi dell’Occidente non lo trovino moralmente preoccupante.
Lo consiglio fortemente.

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